A Trieste con noi

  • 10 Giugno 2018

A fine aprile, con l’arrivo dei primi caldi siamo arrivati a Trieste, cavalcando con la nostra macchina montagne e colline che portano a questa affascinante città.
Un paesaggio carsico, caratterizzato da svariate rocce calcaree, frastagliate, solcate, ci ha dato il benvenuto alle porte di Trieste. Abbandonate infatti le rocce carsiche e intrapresi gli ultimi km che conducevano al capoluogo friulano, ci siam trovati dall’alto di colline verdissime e boschetti ombrosi, catapultati in un punto panoramico che ci presentava questa maestosa città. Trieste è di certo il luogo non luogo per antonomasia, per la sua storia, per la sua gente, per il suo fascino.

Per assaporare Trieste e portarsela un pò in tasca così da sentirne l’autenticità ed il valore interculturale che ha, basta perdersi per le sue vie, entrare nei Caffè, guardarsi intorno, o entrare in una casa. E poi, quando la nostalgia si fa viva, ritornare, così da riempirsi nuovamente le tasche di lei e portarla con sé.

Semplicemente l’entrata in una casa triestina, farebbe assaporare a qualunque ospite l’autenticità di questo luogo e si avrebbe l’impressione di incontrare ad un angolo Italo Svevo o veder passare James Joyce, ognuno nel suo stile, ognuno nei suoi pensieri.

A Trieste, regna sovrano lo stile Liberty con i suoi volumi vibranti, decorativi alla maniera elegante, tra ritmici medaglioni, lesene, fregi e ghirlande vegetali meravigliose.
Definirei Trieste nel suo stile una città Liberty razionalista, elegantemente Signora, elegantemente ordinata e distinta.

Dopo l’arrivo al nostro B&B che sembrava una dimora nella quale abilmente si sarebbero ritrovati gli scrittori protagonisti del Novecento, siam partiti alla scoperta a piedi della meravigliosa Trieste.

Cartina alla mano, si arriva al Canal Grande che niente ha a che fare con l’omonimo veneziano ma proprio per antinomia, nel pieno stile di questa città luogo non luogo, è tutt’altro che Grande o imponente.

Il Canal Grande si apre per abbracciare ed accogliere il mare, il mare immenso che culla questa città e da sempre gli conferisce lo stato d’animo autentico e d’altri tempi.
Di tempi lontani e pieni di senso e di valori umani saldi che oggi, molti mari, non accolgono più ma sbattono qua e là gli animi di chi li attraversa.

Proprio sul ponte del Canal Grande si ha il piacere di incontrare un uomo d’altri tempi che sembra volerci accompagnare nella nostra passeggiata – James Joyce, arrivato a Trieste nel 1905 in compagnia della moglie Nora.
E’ a Trieste che Joyce completa la raccolta di racconti Gente di Dublino e inizia l’Ulisse.

Se proseguite con noi in questa passeggiata tra le righe incontrerete altri personaggi e uomini che a Trieste hanno dato il meglio di sé stessi avendo in ricambio da Trieste l’ispirazione di un luogo unico e fecondo per la mente e lo spirito.

Senza per nulla forzare il passo ma facendoci cullare dal moto del mare, arriveremmo passeggiando lungo il Molo Audace.

Qui vi lasciamo per alcuni istanti nelle mani di Umberto Saba che così vi parlerebbe di questo posto:

« Per me al mondo non v’ha un più caro e fido luogo di questo. Dove mai più solo mi sento e in buona compagnia che al molo San Carlo, e più mi piace l’onda e il lido? »

Da qui il mare è immenso e vasto, una distesa unica in movimento perpetuo e come si muove lui così si è mosso lo spirito umano tra questi paesaggi sovrumani.

Ma se di fronte al mare la coscienza umana si perde ed erra, girando le spalle al mare, lo spirito subito ritrova sollievo di fronte ad una piazza immensa, un punto fermo e meraviglioso, signorile appunto come dicevamo prima, ed elegante, una Signora elegante.

Siamo in Piazza dell’Unità.

Affacciati sulla Piazza si trovano diversi palazzi storici oggi sedi del Municipio, della Prefettura e della Giunta regionale.
Dapprima Piazza Grande, assunse il nome di Piazza dell’Unità dopo il 1918, quando la città fu annessa al Regno d’Italia.
Il palazzo maestoso del Municipio che domina nella Piazza, fu progettato nel 1875 dall’architetto austriaco Giuseppe Bruni.

In Piazza dell’Unità troviamo anche uno dei storici Caffè di Trieste – il Caffè degli Specchi.
Fondato nel 1839, tutt’intorno a lui si respira l’atmosfera dell’Impero Asburgico.
La sua speciale e suggestiva atmosfera, che lo include tra i Locali Storici d’Italia, ci riporta indietro nel tempo quando ai suoi tavoli sedevano importanti letterati e protagonisti famosi della nostra storia, come James Joyce appunto e Italo Svevo.

Seguendo la via dei Caffè storici di Trieste, girando l’angolo e lasciando Piazza dell’Unità alle nostre spalle, ci troveremmo al Caffè Tommaseo, nell’omonima piazza.
Un Caffè questo più piccolo e riservato dall’esterno ma quanto avrà ispirato menti come il suo caro affezionato Italo Svevo?
Tra i frequentatori anche Pasquale Besenghi degli Ughi, Domenico Rossetti, Pietro Kandler e probabilmente Henry Beyle (Stendhal); in tempi più recenti Virgilio Giotti, Giani Stuparich, Pierantonio Quarantotti Gambini, Umberto Saba.

Dal Caffè Tommaseo ci siam spostati tornando indietro al Canal Grande per cogliere il fascino d’altri tempi dei tavolini di un altro Caffè, la Stella Polare.
In una città cosmopolita come Trieste fu apprezzato dalla comunità tedesca e più tardi vide tra i suoi frequentatori anche qui Umberto Saba, la figlia Linuccia, Guido Voghera, Virgilio Giotti e James Joyce insegnante alla vicina Berlitz School.

Ma se pensavate che a Trieste solo nei Caffè avreste potuto assaporare questo spirito letterario aperto e accogliente vi sbagliavate perché Trieste è letteratura in ogni dove, in ogni angolo, ad ogni finestra aperta, ad ogni salita e discesa tra le sue vie.

Nel 1915, tra le vie di Trieste, James Joyce così raccontava ai suoi amici – “Ho scritto qualcosa. Il primo episodio del mio romanzo “Ulisse” è scritto.

Perdendosi tra le vie di Trieste, se siete ancora bramosi di continuare a passeggiare con noi e se in quei giorni di Aprile sareste stati con noi, vi avremmo portati al Museo Svevo e al Museo Joyce.
Al secondo piano di un signorile palazzo in Via Madonna del Mare avreste potuto girovagare tra manoscritti, libri autografi, foto di famiglia, strumenti musicali, epistolari di questi due grandissimi scrittori del Novecento.

Il Museo è un pezzo di storia che merita essere visitato, un luogo sobrio, delicato e discreto che presenta la collezione di manoscritti ed oggetti cari appartenuti a Svevo e Joyce in maniera essenziale. Non vi accoglieranno infatti all’ingresso e durante la visita le guide museali o altri operatori e nemmeno sarebbe opportuno perché tutto parla senza doverne parlare ad alta voce. Il Museo Svevo e Joyce sono un punto fermo nella città rispetto ai punti che si incontrano passeggiando e che permette di soffermarsi maggiormente sulle figure letterarie che a Trieste hanno dato tutto il loro talento e da Trieste ne hanno tratto tanta ispirazione.

Tornando la sera al B&B, sempre in nostra compagnia, se foste venuti con noi avremmo mangiato tutti insieme da Pepi, avremmo assaporato una cucina austro-ungarica dai toni piccanti dello kren e tornando, avremmo salutato passeggiando lungo Via Dante Alighieri Umberto Saba, che ci avrebbe descritto così questo posto incantevole.

“Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all’ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l’ultima, s’aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un’aria strana, un’aria tormentosa, l’aria natia.“

E il giorno dopo, se ancor avreste avuto voglia di seguirci, vi avremmo portato con noi a pochi km da Trieste, laddove Massimiliano Asburgo di Lorena ne fece la propria dimora – al Castello di Miramare, ma questa è un’altra storia. Stay tuned.

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Autore

Daiana Cotoara

Nata nel 1989, Daiana Cotoara fin da piccola è appassionata di arte a 360° e curiosa della Bellezza che ci circonda, quella Bellezza che come avrebbe detto Fëdor Dostoevskij, salverà il mondo.

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