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natura

30 11 2019

I colori dell’autunno a Campaegli

Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini

Domenica 20 ottobre, abbiamo fatto una bellissima passeggiata trekking con l’associazione Altair.
Sveglia presto e tutta una giornata splendida di sole di fine ottobre a disposizione. La nostra meta era il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, località Arsoli come punto d’incontro e poi abbiamo proseguito sempre più in alto con un gruppo di macchine e amanti del trekking fino ad arrivare al punto di partenza che era Campaegli.

 

A livello tecnico, parliamo di un trekking ad anello con 300 m di dislivello ed un’altitudine massima raggiunta di 1530 m s.l.m. con un circa 10 km di camminata durato dalla mattinata e fino al primo pomeriggio.
Cosa di meglio da fare per trascorrere una domenica dall’aria mite e coinvolgente?

Abbiamo raggiunto Campaegli, passando per Arsoli, meravigliandoci ad ogni angolo circa la bellezza incontaminata dei luoghi che caratterizzano i Monti Simbruini.
Ancor prima di scendere dalla macchina abbiamo apprezzato vallate morbide, pinete alte e slanciate quasi fino a toccare il cielo, faggi splendidi scintillanti ai raggi del sole come ambra sulle dite di un’antica matrona romana.

Arrivati a Campaegli abbiamo capito di trovarci in una zona prettamente montuosa nella quale già ci immaginavamo nei mesi freddi invernali a gustarci cioccolata calda, ad indossare sci e incamminarci in meandri suggestivi degni delle Cronache di Narnia.

Case di legno tipo vere e proprie baite, rifugi, alloggi ospitali realizzati con il tipico legno del posto si sono rivelate ai nostri occhi incastonate in un paesaggio bucolico, pastorale, incontaminato.

Con la guida di Altair Fernando, ci siamo incamminati nel cuore del Parco dei Monti Simbruini alla scoperta della Piana di Campaegli assaporando fin dai primi passi quali meraviglie avrebbero visto i nostri occhi nonché i nostri sensi.

Un bellissimo faggio dai colori autunnali tipicamente dorati ci ha dato il benvenuto appena lasciate alle nostre spalle le tipiche abitazioni del posto e da lì in poi soltanto natura, flora e fauna han visto i nostri sensi.

Sensi fisici, sensi di sensazioni, stupore, meraviglia e tanto tanto piacere.

Gli altipiani del luogo, come ci ha spiegato Fernando, sono di origine carsica, milioni e milioni di anni fa la Piana di Campaegli era un mare poi trasformatosi naturalmente nelle ere geologiche. L’acqua ne è stata e ne è sempre la protagonista, la quale l’ha modellata ed ora generosamente ce la presenta con linee dolci, morbide, sinuose. La vegetazione è caratterizzata da tantissime faggete, un manto di foliage, lo spettacolo dell’autunno, ha fatto da tappeto naturale alla nostra passeggiata di gruppo e al suo interno qua e là spuntavano meravigliosi funghi che si mimetizzavano.

Nelle prime ore della nostra passeggiata, il percorso è stato tutto nel bosco sopra ad un cielo blu cobalto d’ottobre con ai lati alberi slanciati caratterizzati da texture maculate bianco grigie, foglie in ogni dove dorate, ambrate, tinte di colori che andavano dal terra di siena al marron glacé.

Dopo qualche sali scendi, passo dopo passo si è aperta alla nostra vista la piccola vallata che ci avrebbe ospitati per il pranzo, Campobuffone.

Il sole ci baciava in fronte, a distanza a vista d’occhio si intravedevano dei cavalli allo stato brado, un laghetto formato dalla forza erosiva dell’acqua che aveva realizzato una piccola cavità naturale nel terreno.

Post pranzo ci siamo incamminati verso il ritorno attraversando il cuore della Piana di Campaegli – distese di faggi posizionate su pendii morbidi ci facevano strada e mucche che ruminavano facevano da guard rail naturale al nostro percorso.
I colori del foliage ci hanno fatto da cornice per tutto questo bellissimo trekking, super organizzato e molto piacevole che vi consigliamo anche a voi, immersi nella natura a 360°.

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Pubblicato da: Daiana Cotoara

Fin da piccola appassionata di arte a 360° e curiosa della Bellezza che ci circonda, quella Bellezza che come avrebbe detto Fëdor Dostoevskij, salverà il mondo. Per restare con i piedi per terra, si laurea in Relazioni Internazionali e per tenere sempre vivi i sogni nel cassetto, consegue un Master in Management dell’Arte e dei Beni Culturali.

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