Dizionario affettivo del Plemmirio

  • 7 Luglio 2021

Diario di bordo

Questa estate è già iniziata all’insegna delle vacanze estive.
Abbiamo trascorso due settimane nella meravigliosa Area Marina Protetta del Plemmirio, casa di famiglia e nel contempo luogo ameno dove ricaricare le batterie e riequilibrarsi con il mondo e lo spazio circostante sentendosi un tutt’uno.
Plemmirio, cantato da Virgilio, è il promontorio sulla costa siracusana che ha dato il nome all’Area Marina Protetta presso i luoghi di penisola Maddalena – Capo Murro di Porco, come ben ricorda la sezione del sito omonima.
Questo tratto di costa ha rappresentato il crocevia di storie e culture millenarie come è testimoniato dalla concentrazione, in solo sei chilometri di costa, di testimonianze umane dalla preistoria fino ai giorni nostri: la Grotta Pellegrina, la punta della Mola e Capo Murro di Porco.
Da capo Castelluccio a Punta Tavernara, il fondale si mantiene basso ed uniforme per diverse centinaia di metri, poi scende improvvisamente a quote più elevate. Da Punta Tavernara a Capo Murro di Porco, invece, già sottocosta si incontrano fondali di oltre 30-40 metri.
Capo Murro di Porco per le sue caratteristiche geografiche e per la particolarità dei suoi fondali è un luogo eccezionale per l’osservazione dei grandi pesci pelagici come tonni, ricciole, squali e dei mammiferi marini come delfini, balene e capodogli.

Questo è solo un assaggio dell’oasi marina meravigliosa del Plemmirio ma in questo post desideriamo stilare la lista di quel che io ho affettuosamente denominato il “Dizionario affettivo del Plemmirio”, annotato durante la nostra permanenza lì.
Questo elenco di certo non esaustivo, nasce in primis dall’avvicinamento profondo che ho avuto con questo mare in queste giornate, io che non so ancora nuotare o forse invece proprio in questo arco di tempo ho preso il via come si dice.
Sorprendendo in primis me stessa, mi sono immersa generosamente nel mare immenso e profondo ai miei sensi ed alla mia immaginazione e munita di maschera e della pazienza preziosa di Graziella, mi sono fatta cullare da queste acque.

Ho imparato così che la risacca non è una cosa bella e bisogna starle lontano se non si vuole essere dondolati dinamicamente dalle onde del mare che si infrangono sugli scogli, quei scogli che non volevo mai abbandonare con le mie mani e piedi e che poi piano piano ho lasciato per stare a contatto con la sola acqua.
La maschera e il boccaglio per snorkeling non possono mai mancare, se si desidera vedere lo spettacolo che offre il fondale del Plemmirio ed io a quella che uso lì ci sono proprio affezionata.
Ho ammirato con limpidezza centinaia di pesci dalle striature coloratissime, dalle forme buffe, di svariate grandezze: il gioco mimetico di un fantastico polpo che corteggiava lo scoglio e ne prendeva i colori ad ogni movimento, la bavosa mediterranea , tanti pesci cavaliere, tantissime salpe in gruppo dalle striature gialle bellissime, tanti saraghi di varia grandezza, grandi cerniotte, spugne di mare di vari colori che alla mia vista sembravano carbone morbido al tatto, una stella marina appoggiata in basso verso il fondale in tutta la sua grazia, le eleganti margheritine di mare dai colori giallo-aranciati appoggiate agli scogli.

Fuori dall’acqua, ad aspettarmi c’è una bella fune fatta con un nodo a regola d’arte tipico dei marinai, che mi aiuta a salire più agevolmente gli scogli senza riempirmi dei graffi riportati come souvenir nei giorni precedenti.
Sugli scogli si intravvedono granchi di misura abbastanza grande, subito pronti a pizzicarti con i loro arti abili, le patelle di cui molti vanno ghiotti ma che in un’area marina vanno protette e verso l’orizzonte si intravvedono dei delfini, quelli che io non sono riuscita ad ammirare ma di cui mi hanno raccontato nei dettagli circa la loro leggerezza ed esposizione gentile appena fuori dall’acqua.

Le settimane sono state mitigate ed accompagnate da un caldo vento di scirocco e talvolta il mare era un tutt’uno con il cielo, scirocco, grecale, il linguaggio del mare è spesso accompagnato dalla rosa dei venti che ne muta il movimento ondoso e le persone del posto sono esperte nel leggerne lo stato di volta in volta.
Dall’alto sulla terraferma, erge maestoso il Faro del Plemmirio e gli scogli che lo sovrastano mi donano l’impressione di trovarmi in un’altra era geologica, veri e propri crateri forati accompagnano i passi su di essi senza alcuna vegetazione di contorno.

Da casa, si vede sempre imponente il mare infinito nel suo profondo blu, a volte mosso, agitato, altre liscio come una tavola. Dall’alto lo ammiro sempre, ne seguo con l’occhio l’andamento e mi soffermo alla boa, dove molte barche si fermano per una sosta a pranzo o un bagno fresco.
Parallelamente ad essa, tutte le mattine, si immergono nel profondo blu i sommozzatori con le bombole per esplorare i fondali di quest’area marina protetta tanto cara al grande Enzo Maiorca.
Atti e gesti cadenzati, ripetitivi, alla mia vista affascinanti e sorprendenti, che vorrei esplorare varcando limiti e costruzioni, immergendomi nel blu.

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Autore

Daiana Cotoara

Nata nel 1989, Daiana Cotoara fin da piccola è appassionata di arte a 360° e curiosa della Bellezza che ci circonda, quella Bellezza che come avrebbe detto Fëdor Dostoevskij, salverà il mondo.

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