#DOMENICALMUSEO – Galleria d’Arte Moderna Milano

  • 11 Gennaio 2018

Metti un giorno la pioggia, gli artisti macchiaioli, divisionisti, simbolisti italiani, il biglietto gratuito – a Milano

Domenica 7 gennaio, appena entrata nell’Anno Nuovo, ho avuto il piacere di scoprire una realtà museale particolarmente interessante – la @Galleria d’Arte Moderna di Milano.

L’iniziativa #domenicalmuseo, del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, è uno di quei bei appuntamenti che quasi puntualmente prendo per nutrire la mia passione per il bello e per l’arte.

Visitare un luogo di cultura oggi non è cosa fruibile ed accessibile a tutti. Basta pensare alle tante barriere visibili ed invisibili alle quali molti cittadini si trovano davanti. Barriere legate alla fruibilità del patrimonio artistico – penso alla difficile accessibilità ai luoghi culturali per molti cittadini affetti da disabilità nonché alle difficoltà economiche di molte famiglie per le quali trascorrere una domenica al museo, fino al 2014, anno di entrata in vigore di tale iniziativa, era cosa rara da realizzare.

Grazie a iniziative di questo tipo, l’Italia e i suoi cittadini hanno ogni domenica del mese, la possibilità di scoprire la bellezza, fascino e storia delle creative menti che l’hanno popolata e che anche oggi plasmano il bello per la fruizione di tutti. Boom di ingressi ai musei per le prime domeniche dei mesi si sono frequentemente registrati in questi ultimi anni contribuendo ad accrescere la consapevolezza degli italiani verso la valorizzazione e tutela di un patrimonio culturale senza eguali nel mondo.

Una domenica piovosa, tipicamente milanese, di ritorno dalle vacanze, si va a trascorrere una sana mattinata di cultura alla Galleria d’Arte Moderna di Milano di Via Palestro con ingresso rigorosamente gratuito per tutti i visitatori.

Conoscendo solo approssimativamente l’arte moderna milanese dell’intero Ottocento, avendo personalmente una spiccata passione per tutto ciò che è contemporaneo, sono rimasta positivamente affascinata dall’incontrare visivamente opere di artisti che non ho mai visto fino a domenica scorsa ma di cui ne nutrivo curiosità nonché interesse – artisti come Hayez, Canova, Segantini, Fattori, Medardo Rosso.

L’ingresso alla galleria è un ingresso in una realtà museale tipicamente classica. Le collezioni della galleria sono infatti ospitate all’interno della Villa Reale con allestimento delle opere d’arte al primo e secondo piano dell’edificio.

Le prime sale sono dedicate all’arte del periodo neoclassico e al loro interno si intersecano armoniosamente quadri ad olio racchiusi in bellissime cornici possenti di legno con sinuose sculture marmoree del Canova. Resto colpita dalla bellezza semplice e pura di una Vestale di Antonio Canova.

Trattasi di un busto marmoreo scolpito dall’artista veneto dopo il 1818 con incisione sul bordo del nome dell’opera in latino, alla maniera neoclassica. Il busto rappresenta nei tratti somatici un classicismo molto simile a quello delle sculture greche e le linee così eleganti del tocco del Canova donano una profonda eleganza all’opera ed anche un tocco malinconico che simbolicamente ho intravisto nel movimento del velo che avvolge il capo della Vestale.

A seguire, dopo numerosi dipinti ritrattistici ad olio, nella terza sala ci si trova davanti ad una bellissima filatrice che seppur marmorea sembra in movimento invisibile nell’assenza del filo che ci immaginiamo con lei nella sua mano. L’artista è Rudolph Schadow e l’opera è del 1820.

Nella sala dedicata alle opere di Francesco Hayez, artista prettamente risorgimentale e protagonista del suo tempo, non troverete la sua famosa opera “Il bacio” ma molte altre sue opere molto belle tra cui il Ritratto di Matilde Juve Branca, risalente al 1851, opera dai tratti scuri e cupa, con la protagonista che con il suo candore emerge dal quadro.

Proseguendo per le sale vi troverete di fronte a opere totalmente diverse da quelle viste fino a quel punto – sono le opere del pittore divisionista Giovanni Segantini – dedicate alla sua inclinazione pittorica verso la natura tipica dei paesaggi montani ospitante abitanti perfettamente inseriti nel suo grembo. Il divisionismo di Segantini così come quella di moti pittori che che si incontrano in galleria, è la corrente tipica che unisce lo studio della luce e dei colori alle nuove conoscenze in ambito scientifico che stavano emergendo sulla percezione visiva durante l’Ottocento.

Meravigliosa è la tela “Le due madri” tela ad olio del 1889, enorme nelle misure – 162.5 x 301 cm – alla tipica maniera del Segantini. Il soggetto è la natura pura, con la sua terra di siena protagonista che plasma una realtà semplice ed essenziale – una madre che in una stalla vicino ad una mucca tiene in braccio il suo piccolo. Cosa di più semplice, naturale, ottocentesco?

Tra una sala e l’altra ci si trova immersi in un corridoio di passaggio che taglia le sale – è lo spazio di Medardo Rosso.
Formatosi nell’epoca degli scapigliati milanesi, l’artista dedica nell’arco della sua carriera il proprio interesse al lato sociale e fortemente espressivo del potenziale dell’arte intesa come strumento in grado di rivelare emozioni e sensazioni uniche, da registrare su gesso, cera, bronzo non appena si riusciva a modellarle abilmente con le dita.
E’ questo il caso di opere bellissime di Medardo Rosso come Birichino e Maternità.

Si abbraccia una nuova corrente artistica, quella del Simbolismo, entrando nella sala che ospita le numerose opere del Segantini appunto simbolista.
L’opera “Girotondo” del 1906 è un poetico Matisse italiano in chiave simbolista. Bellissimo!

Se il primo piano della Villa Reale ci introduce ai temi dell’Ottocento italiano e ci apre le porte piano piano ad opere d’arte italiane alle quali non siamo abituati, il secondo piano ci conferma tutta la nostra memoria iconica sull’Ottocento e prima parte del Novecento internazionale – tipico ai nostri occhi da giramondo e da affettuosi seguaci di Van Gogh, Picasso, Cézanne, Millet … e chi più ne ha più ne metta!

Al secondo piano si trovano infatti le due collezioni d’arte donate alla galleria – la @collezione Grassi e la @collezione Vismara. Entrambe gestite dal @TouringClub Italiano, le gallerie sono curate da volontari del Club che abilmente e con amore per l’arte negli occhi, guidano il visitatore nelle sale invitandolo a scorgere dettagli e sfumature che nella fretta magari non noterebbe.

Accanto ai diversi artisti internazionali ospitati nella galleria troviamo anche qui i nostri italiani internazionali dell’epoca primo fra questi Giovanni Fattori. Maestoso e solitudinario è il suo cavallo nero del 1870. Tela piccola ma molto suggestiva.

A seguire non si può non ricordare le opere di Giuseppe De Nittis e il macchiaiolo Giovanni Boldini.
Di quest’ultimo l’opera “Busto di giovane donna con un fiore” del 1912 è l’immagine pura del simbolismo dannunziano del romanzo “Il Piacere”. Fate un viaggio tra le spennellate frettolose dei petali del fiore e scoprirete un mondo!

Volendo fermamente restare in piena trattazione delle opere italiane moderne presenti a Milano, non posso però non presentarvi un artista internazionale che vedevo per la prima volta.
E’ il caso di Henri De Toulouse Lautrec.

Facendo un riepilogo, si può assolutamente ribadire che la visita è stata molto interessante e rivelatrice, sorprendente dal punto di vista degli artisti presenti perché seppur di conoscenza di molti milanesi, risultano ritengo ancor oggi tutti artisti da scoprire, artisti che hanno contribuito a forgiare l’Italia e la sua tempra nel periodo risorgimentale. Due le cose no che sottolineo e che ho notato con la solita desolazione che noto quando mi trovo all’interno di una realtà museale italiana che presenta delle lacune dal punto di vista organizzativo. Al primo piano molti noterete che in alcune sale mancano integralmente le descrizioni delle opere e il visitatore, se conserva un po’ di cultura dell’arte o vaghi ricordi di storia dell’arte dai tempi degli studi, risalirà ai singoli artisti attraverso personali accostamenti stilistico pittorici. Solo in questo modo o dalla firma apposta in basso sulla tela, un visitatore potrà individuare il nome dell’artista – è il caso dei tanti Segantini e Boldini che restano anonimi senza una descrizione affianco. Se confidate nella presenza di una guida pronta a darvi la risposta giusta, vi porrete talvolta in errore perché io sono stata poco fortunata così come le tante persone che visitavano lo spazio insieme a me. La guida presente in quelle sale ignorava i nomi degli artisti e delle rispettive opere scusandosi per la sua poca esperienza all’interno del museo dovuta ad un suo recentissimo arrivo all’interno della realtà organizzativo-museale.

Un gran peccato sentire queste confessioni da un addetto al museo sottolineo giovane, che con le sue parole ha rimesso dell’amaro circa il mio entusiasmo per i giovani che vorrebbero dare il meglio del loro bagaglio professionale verso il mondo dell’arte e della cultura.

Apprezzabilissima la presenza del Touring Club Italiano al secondo piano che con i suoi volontari appassionati nutre le curiosità di ogni singolo visitatore.

Sono di qualche giorno fa gli aggiornamenti sul boom di incassi nei musei per il 2016 e di fronte alla presenza spesso di personale presente nei musei inesperto o disattento, mi auguro che parte di tutto questo valore e voglia di cultura da parte dei visitatori vada per la formazione di eccellenze ed esperti in materia, pronti a soddisfare le nostre passioni e volontà di sapere e di conoscere. Perché l’arte è di tutti.

La mia esortazione in conclusione è quella di invitarvi a visitare i luoghi, le realtà, i siti, le fondazioni e tutti gli enti aperti in occasione dell’iniziativa #domenichealmuseo per aprirvi al bello, alla cultura, all’arte.

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Autore

Daiana Cotoara

Nata nel 1989, Daiana Cotoara fin da piccola è appassionata di arte a 360° e curiosa della Bellezza che ci circonda, quella Bellezza che come avrebbe detto Fëdor Dostoevskij, salverà il mondo.

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