Fendi Studios

  • 15 Aprile 2018

Quando abili mani creano Bellezza

Il weekend della Maratona di Roma è stato un weekend particolarmente soleggiato, che dopo le numerose giornate grigie e piovose, già di per sé è una super notiziona.
Ci siamo trasferiti per una giornata all’Eur, in quei giorni quartier generale degli atleti e dei dilettanti sportivi, per prendere anche noi la nostra T-shirt e accesso alla FunRun, corsa non agonistica di 5 km che come da tradizione parte appena dopo il via della maratona degli atleti. Ma non siamo qui per parlarvi delle file e della disorganizzazione della maratona all’interno della bella e suggestiva Nuvola di Fuksas, ma di un’altra realtà affascinante e suggestiva che si trova all’Eur – i @Fendi Studios allestiti dentro al @Palazzo della Civiltà Italiana, oggi headquarter della maison @Fendi.

Al piano terra della sede di Fendi, infatti, potete visitare fino all’8 luglio, la mostra Fendi Studios che attraverso un allestimento super coinvolgente e dinamico, vi accompagnerà live sul set dei più bei film del cinema internazionale ai quali Fendi da sempre è legata attraverso la sua arte creativa.
La mostra è aperta tutti i giorni, dalle 10.00 fino alle 20.00 e l’accesso è gratuito, come d’altronde lo è per tutte le mostre che Fendi periodicamente allestisce in questo spazio espositivo.

Fendi, maison romana nata nel 1925, dalla mente creativa e lungimirante di Adele ed Edoardo Fendi, fin dall’inizio degli anni ’30 ha legata il suo marchio al cinema, epoca nella quale apre i cancelli Cinecittà.
Era il momento delle sartorie che abilmente cominciavano a cucire i costumi di scena delle attrici e così si prosegue anche negli anni ’40 e nel dopoguerra per arrivare al periodo delle sorelle Fendi: Paola, Anna, Franca, Carla, Alda. Nel 1965 al timone della maison passa Karl Lagerfeld e l’impronta della creatività si fa ancor più marcata e desiderata, si passa ad una ancora maggiore ricercatezza stilistica nelle creazioni di Fendi: siamo nel periodo nel quale comincia l’uso della doppia F per la maison.
Nel 1994 la palla passa ad una donna, che nobilmente ne porta il nome, Silvia Vetturini Fendi.
Con Silvia è il periodo esplosivo degli accessori, primi fra questi le borse Fendi.
Per arrivare poi al presente, con LVMH che detiene l’impronta sul marchio Fendi e si focalizza sull’importanza dell’arte coniugata con la moda – come non ricordare il restauro di Fendi alla @Fontana di Trevi a Roma?
Un legame fortissimo questo tra Fendi e la sua città natale e la maison non finisce più di stupire per il suo interesse verso le arti e la promozione del bello e questa volta lo fa elevando il cinema, la settima arte, all’importanza che si merita.
Fendi, nei decenni, eleva il cinema attraverso la messa in scena di abiti che la maison ha creato per attori e attrici holywoodiani, nonché attori e attrici del cinema italiano Neorealista, attraverso sinergie artistiche con registi del calibro di Luchino Visconti, Wes Anderson, Martin Scorsese, Giuseppe Tornatore, Federico Fellini, Mauro Bolognini. E tutto questo lo troverete visitando la mostra Fendi Studios.
Se dovessi descrivervela con un’espressione, definirei questa mostra un vero e proprio set cinematografico live. Tanto è vero che non manca nemmeno la sala cinema all’interno della mostra!

Una biglietteria super vintage accoglie il visitatore conducendolo all’Introduction Wall, il pannello che ripercorre le tappe della mostra e dunque l’intero allestimento.

Fatto di sei set, le aree e dunque gli studios che visiterete, sono un vero e proprio percorso multisensoriale ed interattivo e per questo ve l’ho definito un set live perché il visitatore diventa il protagonista del film che sta percorrendo e nel contempo il regista e lo spettatore attraverso una serie di canali e giochi tecnologici che ci permettono di interagire con le opere e gli strumenti esposti.

Non vogliamo svelarvi troppo ma soltanto farvi lavorare di immaginazione per poi avere modo voi stessi di sorprendervi in primis visitando la mostra: immaginate di passare da Sex and The city a Blue Jasmine, da Grand Budapest Hotel a I Tenenbaum e a Evita, da Easy Ryder in una Alfa Romeo fiammante Pininfarina, a Titus, fino a Il diavolo veste Prada.

Tutti questi film che Fendi in questi anni ha vestito e accessoriato, saranno lì dal vivo per voi e voi potrete diventarne i protagonisti perché ad aspettarvi ci saranno la mitica Baguette in paillette viola di Carrie in Sex and the City, la cappa di Tilda Swinton in Grand Budapest Hotel, i mantelli d’altri tempi di Titus, il visone impeccabile di Gywneth Paltrow che ritroverete dopo aver percorso un lungo corridoio di specchi.

Non si può non sottolineare che Fendi con questa bellissima mostra rende omaggio alle mani dei suoi abili artigiani, costumisti del calibro di Piero Tosi, Gabriella Pescucci e Milena Canonero.
Per concludere, la mostra per il visitatore è un’esperienza storico digitale unica.

In tempi come i nostri, difficili per la situazione drammatica nel quale versa il nostro pianeta, la sua salvaguardia ed in particolare quella dell’ambiente, la sensibilità verso tematiche come la tutela delle specie animali ha finalmente avuto modo di essere ascoltata e diffusa.
Moltissime case di moda hanno bandito l’uso al loro interno di pellicce animali diventando @fur-free.

Ci auguriamo che anche maison come Fendi in primis, nel futuro prossimo non utilizzino più pelli di animali e attraverso un atteggiamento conscious, in piena linea con le tecniche che nel mondo tessile oggi sono così tanto all’avanguardia, abbracci una scelta fur-free per le sue creazioni.
Il racconto della tradizione della pellicceria non cesserà perché mostre come queste renderanno fede alla maestria dei suoi storici artigiani ma in tempi così cambiati e così urgenti di soluzioni per la tutela del nostro ambiente, un cambio di rotta è necessario e dovuto, per il futuro del nostro pianeta ora e per quello delle generazioni future.

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Autore

Daiana Cotoara

Nata nel 1989, Daiana Cotoara fin da piccola è appassionata di arte a 360° e curiosa della Bellezza che ci circonda, quella Bellezza che come avrebbe detto Fëdor Dostoevskij, salverà il mondo.

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