Istantanea di un paesaggio leonardesco su un Freccia Rossa a 300 km/h
Per anni ho percorso attraverso treni l’Italia, dal centro al suo Nord, verso quella parte del cielo che risponde alla stella polare. I treni non sono più quei mezzi di locomozione che ci simboleggiano la lentezza, il movimento ritmico e calcolato di una motrice che sbuffa carbone nel cielo ma ad oggi, grazie allo sviluppo tecnologico seppur con un po’ di rammarico verso le tradizioni e consuetudini d’altri tempi, ci si muove con treni velocissimi, i cosiddetti treni ad alta velocità, che nemmeno il tempo di un film e ci si trova già dal centro dell’Italia al suo Nord.
Attraverso questo post, vorrei raccontarvi tramite parole, sensazioni bellissime provate attraversando il Bel Paese nei svariati weekend trascorsi tra Roma e Milano. Tracciarvi delle velocissime pennellate di scorci di paesaggi meravigliosi del nostro paese che appena si sono rivelati ai miei occhi, tra una città e l’altra, correndo a 300 km/h tra Roma e Firenze, mi hanno donato un’armonia d’altri tempi.
Quando viaggiate in treno, siete mai soliti guardare dal finestrino?
Aggiustarvi con cura la tendina qualora l’ospite che prima era seduto comodamente sul vostro posto se ne sia scordato di riporlo al suo posto, e liberarvi il finestrino davanti al vostro sguardo per liberare la fantasia e gli occhi e lasciarli vagare per il mondo intero, aperto, vasto e sconfinato.
Perché se i mezzi sono confinati, bordati e squadrati, tutto l’intorno a noi è immenso e aperto – agli occhi, ai sensi, alla conoscenza e scoperta.
L’osservazione è quasi sempre un dono per i nostri sensi, gratuita e piena di gratificazione.
Devo dapprima rivelare che questo meraviglioso quadro che mi si è palesato davanti ai miei occhi viaggiando tra Roma e Firenze per giungere a Milano, non è stato un quadro notato fin da subito durante i miei viaggi ma all’improvviso, durante una stagione imprecisata nella mia memoria odierna, dai toni di verde vivace unito a toni di marrone, terra di Siena e blu cielo.
E dunque? Avete indovinato? Avete le coordinate giuste di questo genius loci rivelato ai miei occhi attraversando con un Freccia Rossa a 300 km/h l’Italia?
Ve lo confesso io con la preghiera di volgervi anche voi verso il finestrino quando sarete di passaggio in questa zona d’altri tempi e farvi attraversare dal suo fascino.
Esattamente qui.
Dinanzi ai vostri occhi vedrete dei rilievi verticali e aguzzi. Si tratta dei calanchi, paesaggisticamente parlando, delle formazioni rocciose createsi con l’erosione delle piogge nei millenni.
I calanchi, nel dettaglio, sono dei profondi solchi in versanti prevalentemente costituiti da argille impermeabili scagliose, solchi contigui, a forma di ventaglio, brulli di vegetazione e pressoché impraticabili.
Queste piramidi di terra, appena si sono rivelate ai miei occhi, mi hanno cullata in un paesaggio ai miei occhi familiare e affettuoso, perché frutto della mia passione per l’arte: il dipinto di Leonardo da Vinci, La Gioconda.
Vedendoli a occhio nudo e all’improvviso, mi sembrava di attraversare il paesaggio retrostante alla Gioconda che in primo piano emerge formosa e maestosa tramite le pennellate generose di Leonardo da Vinci.
Il paesaggio di questo quadro meraviglioso e atemporale mi ha sempre affascinata così come molti paesaggi dei quadri di Leonardo perché in sé incarnano una nostalgia nebbiosa, malinconica ed eterea.
Ritrovare davanti a me quel paesaggio che secondo molto studiosi, scoprì poi dopo varie ricerche, essere stato di ispirazione per il dipinto de La Gioconda mi ha riempita di bellezza e di senso.
La natura, anche dopo secoli passati, rivela sempre la sua potenza e fascino, la sua essenza e lineamenti registrati con cura attraverso toni grigi e di terra di Siena, argillosi come i calanchi sulla tela di Leonardo e quasi intatta, allo stesso tempo, si è rivelata nello spazio circostante a me viaggiatrice passeggera in quella frazione temporale.