Trekking a Rocca Calascio

  • 4 Aprile 2019

A passo lieve nella Natura

Negli scorsi weekend, ci è venuta l’ardente voglia di aderire alle molteplici iniziative che moltissime tra le associazioni culturali che si trovano a Roma offrono.
Nello specifico, abbiamo trovato sul web, un’associazione che faceva per i nostri interessi e che con piacere vi presentiamo – l’associazione Altair, che da più di 20 anni promuove iniziative di trekking, vacanze e visite guidate.
Una breve scrollata al sito ed alle iniziative offerte nel periodo di nostro interesse, e ci siamo subito iscritti all’associazione, non solo per intraprendere questo bellissimo trekking che vi racconteremo in questo post ma anche per seguire le numerose e stimolanti iniziative che di volta in volta l’associazione propone sul proprio sito.
Senza troppi indugi né pensieri, ci siamo muniti di tutto l’occorrente per il trekking (noi, fino a poco tempo fa del tutto inesperti a questa pratica che mi piacerebbe definire mood nonché vero e proprio stile di vita) e con scarponi ai piedi e tanta voglia di scoprire e andare all’avventura, abbiamo percorso insieme al gruppo di Daniela un bellissimo itinerario che ci ha portati in cima alla Rocca Calascio.

Daniela, guida affidabilissima e agile, si muove tra i sentieri con consapevolezza e grande esperienza e generosamente condivide con noi episodi che gli sono già capitati in quei percorsi in passato o curiosità circa la flora e la fauna del territorio.
Scopriamo così, che all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, vivono falchi e aquile protetti con cura certosina dagli addetti al parco, che animali come il lupo e le volpi in realtà tanto selvaggi non sono e che le pecore difficilmente vengono a mancare per pura legge della natura che detta che il più forte vince sempre ma c’è di mezzo sempre lo zampino dell’uomo.
Il trekking comincia fin dal centro storico del paesino del nostro punto di ritrovo, un bellissimo nido dove spruzza la primavera in ogni angolo, un paesino arroccato circondato dalle bellissime montagne abruzzesi con maestosa la Majella.

Dopo aver abbandonato le mura cittadine, ci troviamo su una piccola altura dalla vegetazione spoglia, nuda, essenziale.
Daniela ci aveva già avvisati, nessun albero o comunque pochissimi ne avremmo trovati lungo il percorso dell’andata e pochi, qualcuno qua e là al ritorno.
Un vento fresco e a tratti pungente ci ha accompagnati durante le prime salite verso la Rocca, la vegetazione si faceva sempre più spoglia e la fatica cominciava a farsi sentire perché il dislivello era sempre più in aumento..

Me la sono cavata anche io, alle prime armi con il trekking e con questo tipo di salite particolarmente ripide e faticose; io che avevo in mente come ogni viandante che si rispetti l’obbiettivo finale del raggiungere la meta, la vetta, per noi il prezioso posto di Rocca Calascio.
E la vetta l’abbiamo raggiunta, in quattro e quattr’otto con anche un bel sole in fronte, in compagnia degli altri membri dell’associazione e dei loro fedelissimi cani, tra questi il velocissimo Freddy e la dolcissima Olga, fedelissimo cane pastore che ci guidava tutti verso la meta.

Moltissimi erano i visitatori accorsi alla Rocca di Rocca Calascio, anche perché come ci ha spiegato Daniela, c’è un percorso più diretto e agevole, a mo’ di passeggiata per raggiungere il luogo, passando per il paesino limitrofo di Barisciano.
Dall’alto abbiamo potuto ammirare una vista spettacolare e mozzafiato a 360° che spazia dal Corno Grande al Sirente-Velino, dai monti marsicani fino ad arrivare al massiccio maestoso della Majella ancora innevato.
Poco prima di entrare nella vera e propria Rocca Calascio, ai suoi piedi si erge una piccola chiesetta a pianta ottagonale, la Chiesa di Santa Maria della Pietà. La Chiesa l’abbiamo trovata chiusa ma già dall’esterno spirava il senso spirituale e profondo che ogni simbolo religioso per sua natura comunica.
Salendo per gli ultimi passi al fine di raggiungere la rocca, abbiamo incontrato moltissimi turisti e gente del posto e per entrare nella vera e propria rocca, dal ponte ballatoio, abbiamo fatto una piccola fila.

Il Castello di Rocca Calascio è costruito su una cresta a 1460 m di altitudine, laddove solo le aquile osano volare, mostrandosi, si direbbe.
Tra le testimonianze storiche, si rinviene che questo luogo sia stato usato come torre di avvistamento (XIV sec) ma le origini della fondazione di questo luogo risalgono all’anno mille.
La posizione geografica molto particolare e strategica, consentiva di comunicare di notte utilizzando le torce e di giorno attraverso un sistema di specchi direttamente con la costa sull’Adriatico.

I lavori dell’intero castello si sono conclusi intorno al 1480 e a causa dei vari terremoti che l’hanno più volte devastato, venne ricostruito più volte.
Durante il ‘900 lo ricordiamo per il ruolo scenografico che ha avuto facendo da sfondo a pellicole cinematografiche indimenticabili – Ladyhawke girato nel 1983 e il Nome della Rosa (1986), tratto dall’omonimo capolavoro di Umberto Eco con Sean Connery e Christian Slater.
Risalgono al 1986 ed alle sponsorizzazioni della casa cinematografica del film, le ultime ristrutturazioni del Castello, come da iscrizioni su alcuni dei mattoni presenti al suo interno.
Dopo aver visitato il Castello, ricordiamo che è visitabile soltanto all’esterno e non si può visitare internamente accedendo alla Torre, ci siamo abbandonati tutti ad un frugale pasto ai piedi della Rocca e davanti a noi la possente Madre Natura.
Sulla via di ritorno, ricordiamo che il percorso era ad anello, siamo entrati appieno nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Molise e Lazio.
La vegetazione qua e là si faceva più variegata, più arbusti abbiamo incontrato durante il percorso, tragitto questo di ritorno più breve ed agevole, a tratti su strada.

Abbiamo ammirato così particolari specie di pini, la rosa canina, godendo dell’ombra di qualche pino secolare quando la sosta ce lo permetteva.
Non ci siamo imbattuti in nessun strano né selvaggio animale che ospita il parco ma il fascino della natura che ci circondava ci ha abbracciati ad ogni passo, accompagnandoci in un percorso meraviglioso a passo lento e coinvolgente.
Con sul volto il sorriso e la fronte un po’ scottata, siamo rientrati nel paesino di Santo Stefano sul Sessanio più consapevoli e soddisfatti di quando siamo partiti con la cognizione che la natura va preservata e percorrerla è la chiave più diretta ed efficace per coglierne lo splendore più profondo e intrinseco.

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Autore

Daiana Cotoara

Nata nel 1989, Daiana Cotoara fin da piccola è appassionata di arte a 360° e curiosa della Bellezza che ci circonda, quella Bellezza che come avrebbe detto Fëdor Dostoevskij, salverà il mondo.

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